Finalmente si prospetta un weekend intenso di interessanti opere cinematografiche appassionanti e travolgenti. Tra i film più interessanti sicuramente cito Macbeth, un film di Justin Kurzel. Con Michael Fassbender, Jack Reynor, Marion Cotillard. La rivisitazione, per l’esattezza la settima trasposizione cinematografica, del tenebroso e forse malvagio Macbeth, famosa tragedia shakespeariana, considerata tra le sue più conosciute, oramai “una icona” nelle lotte spirituali tra il bene e il male interne all’uomo è un film modello da non perdere. Una “parabola morale” di opera sulla dannazione. Un testo del genere non offre molte scappatoie perché chiaramente abbiamo uno studio del male che corrompe l’eroe provocando così la riscossa e la vittoria finale del bene.
Macbeth sembra incarnare proprio i due principali elementi basici insiti nell’uomo: il bene e il male. In questo testo, in questa storia, troviamo infatti che il conflitto non è solo tra bene e male, ma anche tra bene e bene, perché l’eroe possiede qualità spirituali, quali coraggio, costanza consapevolezza, rimorso. Considero questo film un’opera importante, perché confrontarsi con “testi eterni” è una prova assai ardua prima di tutto per la produzione, poi per la regia per gli attori e per tutti i reparti. Creare un’opera cinematografica del genere comporta una conoscenza specifica del testo e del significato che vuole trasmettere. Questo testo è stato considerato anche un’opera maledetta, tanto che molti attori inglesi la chiamano “il dramma scozzese” pur di non citarne il nome. La mia curiosità a proposito del Macbeth sarebbe proprio vedere come il mio regista preferito, Peter Greenway, lo metterebbe in scena.
Peter Greenaway nato a Newport, 5 aprile 1942 è un pittore, regista e sceneggiatore gallese ed è considerato come uno dei più significativi cineasti britannici contemporanei, occupando di diritto un posto centrale nel dibattito sul cinema d’autore.
Un visionario totale, pazzo furibondo! Geniale e perfetto negli equilibri, feroce e delicato al tempo stesso, Greenway immerge lo spettatore in visioni stupefacenti magistralmente orchestrate e girate. Attento artista e specifico uomo di cultura, racconta il bene e il male, il sesso e la morale, la paura e la gioia, l’uomo nel suo complesso sono i protagonisti indiscussi dei suoi film. Alle spalle una lunghissima lista di opere cinematografiche da lui dirette, tra le più belle e importanti forse i suoi primi film “I misteri del giardino di Compton House (1982), Lo zoo di Venere (1985), Il ventre dell’architetto (1987), Giochi nell’acqua (1988), Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989)”, per arrivare al meraviglioso “L’ultima tempesta” del 1991 fino a “Ripopolare la reggia” (2007) Goltzius and the Pelican Company” del 2012 e in fine “Eisenstein in Messico” del 2015. Consiglio a tutti la visone dei suoi film, sono ricchi di simboli, segreti, immagini e suoni, delle vere opere d’arte!
Ma non perdiamo di vista il week and…. al cinema consiglio: “La corrispondenza” di Tornatore, “Assolo” di Laura Morante, “Revenant – Redivivo”, un film di Alejandro González Iñárritu con Leonardo Di Caprio… forse con questo film arriva L’Oscar Leonardo…, “Il labirinto del silenzio” Film-dossier sobrio ed efficace, l’opera di Ricciarelli assume il cinema come metodo d’investigazione e approccia la Shoah con l’eloquio lento del diritto, Carol Regia di Todd Haynes. Con Cate Blanchett, Rooney Mara.
Andare al cinema, a teatro alle mostre di pittura, ascoltare musica, osservare creare, pensare, identificarsi, sognare, aiuta la mante umana a non perdersi nel lato oscuro delle proprie resistenze, delle proprie paure. Coltivare il colore del nostro essere aiuta la nostra evoluzione e mantenere sempre una direttiva verticale verso la luce della conoscenza e della ragione.