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“Delusione” un racconto di Giovanni Renella

Delusione

Un racconto di Giovanni Renella

Con l’arrivo della primavera e delle belle giornate aveva ripreso a recarsi a piedi in ufficio: tre chilometri coperti a passo svelto con benefici per la salute e il portafoglio.

Il pomeriggio, all’uscita, se la prendeva comoda, trasformando l’itinerario verso casa in una piacevole e lenta passeggiata.

Auricolari e playlist con la musica che più amava, procedeva lento e assorto nei suoi pensieri, cercando di scaricare la tensione di un’intera giornata di lavoro prima di rincasare.

Mentre seguiva il ritmo con impercettibili movimenti del capo e si preparava ad affrontare l’impervia salita che lo avrebbe riportato nel suo quartiere, la intravide.

Camminava precedendolo di una cinquantina di metri, ma la forte pendenza della strada forniva una visione prospettica che metteva in risalto il punto di forza di quella bellezza callipigia.

Anche se i suoni continuavano a riprodursi nelle sue orecchie, non seguiva più la melodia poiché i sensi avevano invertito l’ordine delle priorità e l’udito aveva dovuto lasciare campo libero alla vista.

Avanzando rapidamente verso ciò che stava calamitando la sua attenzione, percepì un’accelerazione sincronica del passo e del battito cardiaco; ma l’orizzonte verso cui aveva rivolto lo sguardo valeva senz’altro una lieve tachicardia.

Tuttavia, in quell’incedere sinuoso di chi lo precedeva ebbe la sensazione di percepire un’anomalia che turbava il quadro d’insieme.

La gestualità accentuata, con cui la donna stava teatralizzando quella che da lontano si intuiva essere una conversazione telefonica piuttosto animata, strideva con l’armonia del curvilineo profilo che pochi attimi prima lo aveva stregato e risuonò come un campanello d’allarme.

Il suo sforzo di considerare in termini assoluti l’attrattiva esercitata da quel fisico scolpito, estrapolandolo da un contesto che rischiava di danneggiarne l’immagine, vacillava con l’avvicinarsi a colei che lo precedeva sulla salita.

La ristabilita gerarchia sensoriale, in cui l’udito riacquistò una posizione preminente e gli consentì di cogliere quello sguaiato modo di parlare al cellulare, ruppe definitivamente l’incantesimo.

Oltrepassandola a passo svelto non si voltò neanche a guardarla.

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