Sono diventata una “ragazza” grande
di Anna Chiara Macina
Sono diventata una “ragazza” grande
Continuo a ripetermelo come un mantra da qualche giorno, non è il calendario e neanche lo specchio che mi hanno messo di fronte a questa verità, è stata piuttosto una visita ginecologica, le parole di una giovane dottoressa gentile e molto competente che mi hanno fatto riflettere sul tempo che passa e sugli inevitabili cambiamenti che produce in noi donne, tanto dentro che fuori, tanto nell’animo che nel corpo.
Al termine del controllo mi ha illustrato in maniera molto morbida e approfondita in quale stagione della mia vita di donna entrerò presto, cosa aspettarmi, cosa sta succedendo, come posso vivere al meglio e con serenità questi cambiamenti.
La cosa buffa è che io, tra una corsa e un’altra, una tappa e la seguente della mia vita, non ci avevo mai riflettuto, mai avevo pensato che sarei, sono, diventata una “ragazza” grande.
L’ho sempre ripetuto con convinzione noi donne siamo eterne ragazze sino a novant’anni e oltre, non perché non invecchiamo (diventiamo grandi), non perché scimmiottiamo nell’abbigliamento le figlie adolescenti o continuiamo a uscire, è il cuore, la grazia, l’incanto a preservarci ragazze, prima magari si accarezzano i capelli morbidi come piume dei nostri bambini, poi i ricciolini dei nipoti, ma la magia che sentiamo rimane la stessa.
Già nella sala d’aspetto della dottoressa parlando con altre donne avevo fatto una bella capriola indietro nel tempo, ricordando quando venivo in ospedale in occasione delle visite durante le mie gravidanze, ho risentito tutta l’emozione di quei momenti, l’ecografo sul pancione, il battito dei miei bambini quel pum pum impazzito come di un cavallino in corsa, quel monitor che mi mostrava cosa stessero facendo gli inquilini della mia pancia, le domande al medico, la progettualità, i sogni.
Come fosse ieri mi è venuto in mente quando la mia ginecologa di allora mi ha detto: “Né podalico né cefalico sta di traverso il tuo bimbo! Che tipo vedrai quante te ne farà vedere…”.
Nella visita di qualche giorno fa ho rivisto un poster nella saletta d’attesa, lo stesso che guardavo vent’anni fa quando ero in attesa di Arianna, mi sono chiesta quanto è cambiato il mio sguardo, il mio essere, il mio modo di guardare e affrontare la vita.
Chi ero? Chi sono? Chi sarò?
Io credo di essere la stessa ragazza che a quindici anni qualche volta dimenticava di fare i compiti per giocare con i suoi gatti, totalmente immersa nel bello, nella morbidezza, nella magia che sanno regalarmi certi attimi, certi pomeriggi, oggi mi capita di rimandare qualsiasi urgenza quando comincio a leggere un libro che mi prende così tanto da farmi resettare qualsiasi priorità, come quando mia figlia era piccola e ci mettevamo a giocare a bambole ed era tanto grande l’incanto di quei momenti da annullare il pensiero della cena da preparare o qualche commissione urgente che pensavo di avere.
Io sono diventata una “ragazza grande” così quasi senza accorgermene, 44 anni di esperienza e maturità che non mi impediscono qualche volta di comportarmi come un’adolescente, di fare spallucce agli impegni, di perdere la calma all’improvviso, di cantare a voce alta mentre cammino, 44 anni di esperienza e maturità che mi hanno insegnato che al primo posto c’è la famiglia, l’amore, il tempo per me stessa, che le per le cose più belle della vita non devo aprire il portafoglio e che quello che rimpiangerò alla fine dei miei giorni non sono tanto le corse di lavoro e gli incastri, anche se sono importanti anche quelli, ma il tempo sottratto agli amici, alle persone che amo, a due passi in riva al mare, a chi mi ha chiesto un sorriso, una carezza, la mia attenzione.
Ho vissuto bene tutte le fasi del mio essere donna, ho sempre amato pazzamente il rosa, sin dal mio esordio sulla Terra è il colore della gentilezza e ho sempre cercato di vestire di questo colore la mia anima e il mio corpo, non è uno stereotipo è un atto di fiducia verso la vita, la promessa di provare a guardarla con grazia, ho sempre creduto molto nella Natura e in quella forza atavica e femminile che aiuta noi donne ad ascoltare ed ascoltare il nostro corpo, l’ho seguita durante il parto, con fiducia, assecondando quello che mi invitava a fare, respirare e spingere, stesa o seduta, accovacciata o sdraiata su un fianco.
Ho ascoltato cuore e pancia quando i miei figli erano piccoli e non potevano verbalizzare i loro bisogni, non potevano esprimersi ma sentivo ciò di cui avevano bisogno “ha fame” “ha sete” “ha sonno”.
Vorrei con molta morbidezza e dolcezza attraversare anche questa nuova fase che dagli anta mi porterà avanti, molto più avanti, verso nuovi orizzonti. Rispetto al passato sento che ho più bisogno di prendermi cura di me e del mio corpo, ho bisogno di più riposo e non sento più quella necessità di strafare che a volte mi ha caratterizzato da trentenne, sono una ragazza grande e ogni tanto ho bisogno di fermarmi, stare con me stessa, guardare fuori dalla finestra, fantasticare, occuparmi della mia casa con calma, fare quei respiri lunghi e goduti che mi regalano subito la pace, quei momenti che una volta non mi concedevo, ho bisogno di camminare, di mangiare bene e limitare gli stravizi alle occasioni speciali, sento la necessità di dire qualche no “No, non ne ho voglia. No lo puoi fare da solo. No, non ho tempo di fare quello che non mi va di fare”.
Solo una cosa di questa mia nuova dimensione mi sfugge, intanto che diventavo una ragazza grande cosa succedeva intorno a me?
Mia figlia si preparava all’esame di maturità e a scegliere la facoltà universitaria.
Mio figlio ha cominciato a rispondere alle domande che gli rivolgono gli estranei e a rispondere ai saluti, è rimasto un ragazzo riservato ma ha abbattuto ogni muro e limite che mi spaventava.
Mio marito ha qualche bellissimo filo d’argento tra i capelli e continua a prendersi un giorno di ferie ogni mio compleanno.
Le mie amiche più care hanno tutte figlie o figli in pre o piena adolescenza e hanno un bel po’ da ballare…proprio come me
Chi non mi conosce ovviamente mi chiama Signora e mi dà del lei e resto sempre un po’ sorpresa…
Mia mamma dopo anni di tintura ai capelli ha scelto di farseli crescere al naturale, pepe e sale, mi ha detto che la sua è la vera età della libertà e non vuole condizionamenti di nessun genere.
Quindi anche per me…il bello deve ancora venire…
Io ho capito che pur nelle sue tragedie e difficoltà la vita è bellissima e vale la pena viverla al meglio, con gusto e nel limite del rispetto per gli altri facendo quel c…che si desidera, vestendo di rosa se piace il rosa, di nero se piace il nero, senza pesi sul cuore, provando a essere e fare semplicemente ciò che si è.
“Una donna dovrebbe essere due cose: chi e cosa vuole”
Coco Chanel
Cosa vuole una donna? diventare una ragazza grande e libera.
Sei cose che impari dopo i 40 anni
1) la persona con cui ami stare di più sei te. Non temi più la solitudine basti a te stessa, non c’è piacere più grande che stare qualche ora da sola in casa a rilassarsi, o a zonzo da qualche parte senza doverti preoccupare di parlare, intrattenere, essere di compagnia.
2) Si impara a dire qualche no, no non ne ho voglia, no non mi piace, no non sono d’accordo, ma anche qualche si, si mi hai ferito, si sei stato davvero stronzo, si mi prendo del tempo per me stessa.
Una principessa non deve per forza essere compiacente.
3) Abbiamo capito cosa ci dona e cosa meno indossare, la moda non interessa né tanto meno seguire tendenze, ogni tanto si può anche uscire di casa struccate, con il cipollotto e vestite comode, o svegliarsi e provare il desiderio di uscire tutte in ghingheri e chignon.
4) La felicità non è più condizionata dagli altri, da cosa provano per noi, da cosa pensano di noi, non dipende dalla soddisfazione dei nostri genitori per i risultati scolastici come nell’infanzia, dagli apprezzamenti per il nostro aspetto nell’adolescenza, da un amore corrisposto e nel modo in cui lo desideriamo, sappiamo chi siamo e non ci facciamo più mettere in discussione.
5) abbiamo gettato alle ortiche quella corazza che ci è servita per difenderci e non abbiamo più nessuna paura a mostrare la nostra dolcezza, fosse anche scambiata per fragilità.
6) abbiamo imparato che una donna può essere molte cose insieme…e soprattutto se stessa!