Anche a te e famiglia!
Io ci provo tutti gli anni …faccio l’albero di Natale, cerco di addobbare casa al meglio, metto una ghirlanda alla porta, pianifico con settimane d’anticipo la lista dei regali, scrivo i bigliettini con un pensiero per ciascun amico, giro mercatini, mangio biscotti alla cannella, guardo persino i film a tema, eppure…un pò di ansia mista a malinconia mi viene a trovare ogni anno verso inizio dicembre.
Cosa mi vuole raccontare?
Non importa quanto sia diventata grande, né che abbia una bellissima famiglia intorno a me, neppure conta sappia tante cose, scriva quasi ogni giorno, il mio vocabolario sia ampio e le mie emozioni sempre più nitide, io ogni anno quando si avvicina il Natale torno piccola, smarrita, confusa, ritorno la bambina figlia di genitori separati che vive con un misto di angoscia e tristezza ogni 25 dicembre, sospesa tra la magia del periodo e la voglia di viverlo a pieno e l’incognita che mi riserva questa giornata tutti e quattro insieme, lo sforzo palpabile che avvertivo facevano i miei genitori, la tavola imbandita e la preoccupazione per la piega che avrebbero potuto prendere i discorsi tra i commensali.
Ho avuto dei bravi genitori non mi posso lamentare proprio, eppure sono stati per un certo numero di anni una coppia di genitori separati, con dinamiche precarie e dolorose, con un po’ di astio reciproco, che il 25 si sforzavano e sono certa lo facevano con sincerità, di stare insieme e regalare ai loro figli un “Natale normale” , eppure in quei giorni, pur volendo dare il meglio tiravano fuori il peggio, litigate, frasi spezzate, un clima gelido che precedeva lo scoppio di una bomba che poteva esplodere all’improvviso e per i motivi più futili e io quel clima di tensione ce l’ho avuto dentro per tanti anni, come quello sforzo che facevo di tenere tutto insieme, con la colla, per arrivare incolume e possibilmente senza graffi sul cuore alla fine di quella giornata.
Io a Natale ritorno a essere quella bambina preoccupata, addolorata, sospesa tra il desiderio di trascorrere la feste all’interno di una famiglia unita e la realtà, una realtà fatta di amore ma fragile come cristallo, solo una persona può capire il mio sentire per avere vissuto con me quei momenti, con un sorriso e una mano tesa, con una complicità timida e delicata che mi ha sempre scaldato il cuore e fatto sentire meno sola.
Quella persona è mio fratello. Solo a lui non è necessario spieghi nulla.
Numerose volte anche molti anni dopo ai Natali della nostra infanzia ogni 25 dicembre verso le 17 mi ha strappato un sorriso, con una frase dolce e amara “Dai Chiara tieni botta ce l’hai quasi fatta anche quest’anno, la giornata è quasi finita”.
Per tanti anni mio fratello è stato l’unico a sapere come prendermi, quando ero una bambina spaventata, quando ero un’adolescente polemica, schiva e molto arrabbiata, ogni volta in cui in seguito a un dispiacere ho indossato per proteggermi una maschera di gelo e indifferenza, ha sempre trovato il modo di trasformare il malcontento in una sonora risata usando la potentissima arma dell’ironia.
Sino a che ci sarà lui ci sarà su questa Terra una persona in grado di capire i miei spigoli, così bene da saperli ammorbidire e trasformare in morbide setole e ha quest’arma magica perché sa che cosa si annida ai vertici di quegli aghi appuntati, cosa li ha generati, cosa è in grado di trasformarli.
Immagino di essere stata io a dirgli la verità su Babbo Natale, ero un bel po’ dispettosa, e molto ligia al mio ruolo di “sorella maggiore” nel bene e nel male, pochi giorni fa mi ha regalato un maglione natalizio rosso e con le renne, uno di quelli così brutti da essere bellissimi, perfetta incarnazione di uno stereotipo, il clichè dei clichè, l’ho indossato con un misto di divertimento e orgoglio, come chi è passato indenne attraverso a una tormenta e ora può riderne, è stato quell’indumento a riportarmi indietro nel tempo a ricordarmi l’origine della mia avversione al Natale, un invito dell’Universo a riconciliarmi con questa giornata, che è poi la festa della famiglia, un nucleo di persone imperfette che si amano e che non devono ricorrere a nessun artifizio per sentirsi più serene.
L’artifizio conduce a falsità e può degenerare in un litigio, alle persone di famiglia si vuole bene a prescindere, non perché sono simpatiche o antipatiche gli si vuole bene e basta.
Chiara Macina