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“Una vera favola” di Lucilla Casali

Il libro “Una vera favola” di Lucilla Casali è una narrazione emozionale, intrisa di ironia e intelligenza, parla di ferite, senza mai cadere in un tono compassionevole, parla di delusioni e inciampi in un tono a tratti ironico, come se l’autrice scrivesse in punta di penna o a bordo di una mongolfiera che si è liberata di una pesante zavorra e sta ora spiccando il volo verso un futuro consapevole maturo e colorato.

Inizia con un elenco, cosa che io amo molto, delle cose che Olivia la protagonista ama fare: svegliarsi con la luce del sole nel letto, correre a perdifiato in riva al mare, le cene con le amiche e tanti altri piccoli enormi piaceri che rendono la vita meravigliosa, termina, nell’ultima parte del romanzo con un altro la lista dei progetti per il futuro “ricominciare a studiare”.

In mezzo il cammino di una e più ferite, quelle provocate alla protagonista del libro da una famiglia misogina e manipolatrice, con figure maschili tossiche e ingombranti, con figure femminili, la mamma in particolare, complici e poco attente alle esigenze e bisogni di un’anima delicata e gentile molto sensibili alle variazioni di volume di chi le sta intorno.

Parla alle donne le aiuta a liberarsi dalle catene, parla agli uomini ispirandoli a essere forti e diversi.

Un libro che ho divorato che mi ha fatto da specchio in mille punti diversi della narrazione, una lettura che ho sentito così mia da pensare scherzando di volere chiedere i diritti d’autore alla narratrice, in modo e tempi diversi pare quasi racconti le mie di ferite.

Una luce fortissima un faro tra una vicenda e l’altra il racconto del rapporto filiale di Olivia, due figli cresciuti con amore, senza stereotipi da mamma perfetta, che le danno la forza di rompere uno schema familiare e la proiettano verso la rinascita e un presente sereno perché vissuto con consapevolezza di sé.

“Ho tre figli: due in carne e ossa e la mia bambina interiore” : questa è la frase del libro che ho deciso di tenere con me, alberga in tutti noi un fanciullo e una fanciulla, se ferito e non guardato come era suo desiderio fosse continua a condizionarci e a volte farci sbagliare, amiamolo e coccoliamolo.

“Dedico il mio libro alle mie ferite, alle mie paure, alle mie debolezze: avrò sempre buona cura di voi”.

Questo è ciò che ho scritto nella prefazione alla mia seconda raccolta di racconti, tanto mi è caro il tema delle ferite, tanta è la cura che ogni giorno voglio dedicare ad esse, perché ho imparato che nasconderle genera solo più dissonanza cognitiva tra noi e il nostro bambino interiore… e quando si ama non si fa!

Grazie Lucilla per avere grazie alla tua Olivia parlato al mio cuore.

Appuntamento all’11 agosto quando avrò l’onore di intervistarla nell’ambito della rassegna “Per Iscritto”, proposta dall’Associazione sclerosi multipla al Giardino Orti Borghesi.

Buona scrittura!

Chiara Macina

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