lunedì , Novembre 25 2024

“Il piccolo mammut di peluche” di Renata Rusca Zargar

Il piccolo mammut di peluche

di Renata Rusca Zargar

-Se fai presto a lavarti i denti e a metterti il pigiamino, ti leggerò una storia.

-Allora mi sbrigherò, però, tu mi racconti di quegli animali grossi grossi che c’erano tanto tempo fa sulla terra. –

Romina è una bimba che frequenta la quarta elementare. Ogni sera, quando è l’ora giusta, per convincerla ad andare a letto, la mamma le legge una favola o un piccolo racconto. Ieri, però, su di un libro, hanno trovato delle vivide immagini di mammut.

-Che cosa sono? – ha chiesto.

-Sono dei mammut, c’erano tanto tanto tempo fa sulla nostra terra, poi sono scomparsi.

-Allora non li posso vedere?

-No, se non al museo. Ma puoi guardarli nelle figure dei libri o alla televisione. Adesso dormi, domani ne parleremo ancora. –

Questa sera Romina si infila, dunque, presto presto sotto le lenzuola. Sul copriletto azzurro, che ella accarezza con le manine, sono raffigurati i cagnolini della Carica 101 e anche la federa del cuscino riporta gli stessi disegni. Il lenzuolino, invece, è rosa, la sua tinta preferita, e, tra tutti quei colori, il visetto bruno e i capelli neri spiccano come gli occhi verdi sgranati in attesa.

La mamma, con qualche libro tra le braccia, si siede accanto al letto e inizia a spiegare:

–Il mammut era un elefante dai lunghi denti ricurvi, le zanne, appunto. Era ricoperto da una pelliccia rossiccia formata da grossi peli che potevano essere lunghi più di un metro e che spuntavano da una peluria lanosa. Sotto la pelliccia, c’era una pelle dura e massiccia e uno spesso strato di grasso. Ecco, vedi, -e mostra le immagini del volume- qui, nella foto, ci sono due esemplari, forse la mamma e il suo piccino. Avevano dei piedi larghi con quattro dita, adatti alle zone paludose che dovevano attraversare. Un tempo, infatti, immensi ghiacciai coprivano le montagne e lambivano le pianure che erano ricoperte dalla steppa, disseminata da piccole betulle e pini, alternata a foreste. Le paludi erano molto frequenti perché, nei mesi estivi, i corsi d’acqua, gonfi per il disgelo, straripavano nelle zone pianeggianti. Il mammut mangiava parecchi quintali di cibo al giorno, era alto circa tre metri, un po’ meno degli elefanti attuali, più o meno come questa stanza. –

Romina scruta attentamente gli animali sulle lucide pagine del testo.

–Pare che –continua ancora la madre- essi attraessero molto gli antichi uomini che vivevano ai tempi dei mammut: li cacciavano per coprirsi con la loro pelle, costruivano delle capanne o degli attrezzi con le loro ossa …-

 

L’animale, dunque, avanza tranquillamente nella steppa. Qua e là strappa ciuffi d’erba che inghiotte avidamente. Non è solo: dietro a lui ne cammina un altro, leggermente più piccolo, e un altro ancora. Il paesaggio sembra, agli occhi di Romina, disabitato, quando ella ode degli strilli e un gruppo di uomini, vestiti con

calde pellicce, forse, proprio di mammut, sbuca dai cespugli portando torce infuocate che diffondono la loro forte luce nel crepuscolo. Le bestie scappano dal lato opposto, ma ecco pararsi anche di là altri uomini che agitano i loro bastoni di fuoco.

“Dove potrebbero fuggire?” si chiede angosciata Romina. Ecco, là, si apre un passaggio tra alcuni alberi: “Presto, presto, scappate!” grida Romina e la bestia più imponente lo imbocca, seguito dalla femmina e dal piccolo. Ma più avanti, seminascosta da qualche ramo d’albero, è stata scavata un’enorme fossa. I due animali più grandi riescono a evitarla ma il piccolo, nella corsa, vi cade dentro. Cerca affannosamente di risalire, prende la rincorsa, ma non ce la fa: il terreno è scosceso e scivoloso. I suoi barriti di terrore impregnano l’aria, mentre gli uomini si avvicinano sempre più minacciosi. Romina ricorda, infatti, che anche da un animale non ancora adulto, ma di ingenti dimensioni, si può ricavare un’abbondante quantità di carne!

Certo, il villaggio dell’uomo vestito di pelli avrà cibo per un lungo periodo…

Le urla del giovane mammut straziano il cuore. I due animali adulti si arrestano. Che fare? Dovranno fermarsi a combattere l’uomo che li terrorizza con il fuoco o allontanarsi al sicuro? La femmina si volta verso il figlio, barrisce incerta agitando i suoi lunghi denti, scrolla il capo, tenta di avventarsi sul gruppo di minuscoli esseri agguerriti. Il dolore la fa quasi impazzire e si agita, avanti e indietro, contro la sua paura.

“Coraggio, mamma, – grida Romina – salva il tuo bambino!”

I piccoli uomini si trattengono un poco: quella femmina furibonda potrebbe ucciderli tutti, se li caricasse! Il maschio, intanto, constatata l’impossibilità di far risalire il prigioniero dalla buca, neppure avviluppandolo con la sua proboscide, vi si butta dentro. Mentre la femmina continua il suo andirivieni di sofferenza e rabbia, impedendo ai cacciatori di precipitarsi a finire la preda, esso spinge con forza il piccolo fuori dal fosso. Ancora i suoi forti barriti incutono timore ai cacciatori che ormai sono riusciti ad aggirare la femmina e a raggiungerlo.

Mentre gli uomini iniziano a colpirlo con grosse pietre per ucciderlo, esso, in un’ultima voce, ordina agli altri due di allontanarsi…

 

La luce del mattino spunta sulla città: è ora di andare a scuola.

-Sai, mamma, -confida Romina- credo di aver sognato i mammut! Ne parlerò anche con la maestra. –

I bimbi della classe dimostrano molta curiosità su quel soggetto e spingono l’insegnante a dedicargli una lezione.

-Sono stati rinvenuti in Siberia, -ella spiega – molti esemplari perfettamente congelati nel terreno. Gli scienziati stanno studiando i loro resti per capire come riuscissero a vivere in un ambiente così difficile e soprattutto perché si siano estinti più di 10000 anni fa. Pensate che è capitato che dei cani da slitta dei nostri tempi, nelle loro spedizioni di caccia, abbiano trovato la loro carne e l’abbiano mangiata come fosse fresca, proprio perché la conservazione era stata perfetta. Alcuni mammut sono stati trovati addirittura con lo stomaco pieno di cibo non ancora digerito e con la bocca impastata di ranuncoli, una squisita prelibatezza per loro, proprio come sono per voi le merendine al cioccolato! Ciò vuol dire che sono morti improvvisamente e che si

sono congelati tanto velocemente da conservare il cibo in bocca e nello stomaco. Per gli studiosi tutto ciò risulta ancora incomprensibile. E non riescono a spiegarsi neppure dove essi trovassero i parecchi quintali di cibo al giorno di cui avevano bisogno, considerando che si crede che in Siberia ci fossero almeno 50000 mammut! La Siberia è oggi un paese di gelida tundra con estati brevi e scarso fogliame e, quindi, il paesaggio doveva essere ben più rigoglioso di quanto sia ora. Gli uomini preistorici amavano molto il mammut, per la grande quantità di cibo che rappresentava e lo raffiguravano spesso sulle pareti delle grotte. –

L’insegnante mostra loro dei graffiti.

– Ora potete fare un bel disegno: una catena di montagne con il ghiaccio, la pianura con dei cespugli e qualche mammut. –

Romina succhia la matita colorata. I suoi occhioni verdi si perdono nei prati verdi di ranuncoli…

Il pachiderma bruca con bramosia l’erba disseminata di fiorellini gialli. Non è molto grande e, vicino, ne pascola un altro ancora più piccolo.

-Brava, hai fatto un bellissimo disegno! – esclama la maestra- Sembra quasi che tu li abbia visti veramente, mentre si muovevano nel loro ambiente naturale. –

La sera, ancora, avidamente, Romina chiede alla mamma di leggerle qualcosa su quei lontani animali che l’hanno affascinata.

Dalle pagine dei libri essi sembrano rivivere con il loro corpo peloso, l’occhio intelligente e le lunghe zanne…

 

La mamma mammut è ancora impegnata a strappare l’erba e a divorarla, seguita dal suo piccolino che ogni tanto essa richiama con un affettuoso e prolungato barrito perché non si allontani troppo. Il grande maschio non c’è più. Sarà, ormai, diventato eccellente carne per nutrire gli uomini del villaggio, aghi per cucire, recipienti, sacche, arpioni per pescare, abiti, coperte, tende… Persino i suoi tendini saranno usati come filo per cucire.

I due, quindi, sono rimasti soli e imboccano un sentiero che sale verso le montagne, alla ricerca di vegetali freschi. Il sentiero, tracciato, forse, dallo scioglimento dei ghiacci nella bella stagione, si inerpica ripido e pietroso ma è affiancato da bassi e profumati ciuffi verdi che ondeggiano dolcemente, cullati da un leggero venticello. Gli animali sono felici di aver trovato questo luogo accogliente dove non c’è ombra dell’uomo crudele. Più su, proprio al di là di una piccola zona innevata, si apre un largo prato invaso dal fogliame.

La madre si accinge a raggiungerlo, attraversando lo spazio nevoso, sempre seguita dal cucciolo. Un rumore di ghiaccio spezzato si diffonde sinistro nell’aria e il pachiderma tenta quindi di tornare indietro, ma la massa del suo corpo pesante viene inghiottita dalla neve. Un lungo e straziante barrito e poi è di nuovo il silenzio. Passati migliaia di anni, la bestia tornerà alla luce per diventare, come avorio fossile, tristi souvenir per turisti, palle da biliardo, oggetti vari.

Il cucciolo è ormai unico superstite. Anche la mamma non è più con lui ed esso dovrà riuscire a sopravvivere in un luogo assai avverso…

 

Romina salta giù dal letto: sullo scaffale della libreria è poggiato il simpatico mammutino di peluche che la mamma le ha regalato.

Ella lo prende tra le braccia: -Vedrai, non sarai mai solo. Io non ti lascerò e ti proteggerò dai pericoli. In cambio, tu mi farai compagnia. –

Dopo 10000 anni, allora, il mammut torna a sorridere.

 

Renata Rusca Zargar è autrice di “Un buco nero nel cuore”

 

Il testo, dedicato ai ragazzi a partire dai 14 anni, tratta di cyberbullismo, bullismo, razzismo, droga, alcool, omofobia e adozione. Pur raccontando storie di fantasia, l’autrice si è ispirata a fatti di cronaca vera. Come ben sappiamo, purtroppo, è capitato che alcune persone si siano suicidate per aver visto circolare sui social la loro immagine in situazioni molto private. Oppure, può succedere che i giovani, in preda a droghe pesanti, perdano la consapevolezza di sé e del pericolo, tanto da arrivare persino a gettarsi da una scogliera. Hanno spazio nel testo anche le tematiche riguardanti l’adozione. Infatti, la protagonista, Rossana, anche se è stata adottata da due persone che l’amano molto, sente come un buco nero nel cuore e si chiede continuamente perché la mamma biologica l’abbia abbandonata.

La copertina è a cura di Zarina Zargar e la foto in copertina è di Samina Zargar, entrambe figlie dell’autrice.

Il romanzo, venduto sulla piattaforma Amazon, è disponibile sia nel formato ebook (euro 2,99) che cartaceo (euro 6,14).

Dalla sinossi: “Andrea non è solo: si è portato dietro, senza avvisare nessuno, alcuni amici con delle spranghe in mano. All’altezza del giardinetto, i bulli attaccano. […] Luigi è a terra, eppure continuano a colpirlo senza pietà: calci, pugni, sprangate. Miguel, sentendo le strazianti urla di dolore e di paura di Luigi, scappa.”

Le storie degli adolescenti si somigliano un po’ tutte, a Varese, come altrove. Cyberbullismo, razzismo, droga, alcool, spaccio, adozione, sesso…

Rossana è al centro di un gruppo di amiche e amici che vivono queste esperienze. Poi, qualcuno diventa adulto e altri, invece, non ci saranno più

UN BUCO NERO NEL CUORE: Amazon.it: RUSCA ZARGAR, RENATA: Libri

 

Chi è Renata Rusca Zargar

Savonese, impegnata in ambito sociale, studiosa di cultura islamica e indiana, insegnante in quiescenza, ha pubblicato diversi saggi e romanzi anche con il marito Zahoor Ahmad Zargar.

L’ultimo nato è, però, una raccolta di lavori delle signore anziane che hanno seguito i suoi corsi gratuiti di Lettura e Scrittura Creativa: “Leggere e scrivere …per divertimento, raccolta di racconti, poesie, disegni, calligrammi dei Corsi di Lettura e Scrittura Creativa”, pubblicato da Amazon.

Si occupa della Biblioteca di volontariato Libromondo e, prima del Covid, portava i libri in prestito nelle Scuole. Cura un blog di cultura, ecologia e società Senzafine: Arte, Cultura e Società di Renata Rusca Zargar  link

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