28 febbraio 2020, arrivo all’aeroporto di Barcellona-El Prat dopo un viaggio surreale in un aereo semivuoto. Surreale per la partenza da Roma-Fiumicino, in un aeroporto ancor più desolante: colpa del nemico invisibile già arrivato in alcuni comuni del nord Italia, benché nel resto del Paese tutto avesse ancora le sembianze di un’apparente normalità. Ma all’aeroporto romano si notano solo sguardi circospetti, celati dietro alle mascherine. Ai controlli di sicurezza mi fermano per un test: chiedo di cosa si tratti e mi viene detto che sono controlli di routine a campione, per verificare la presenza di materiale esplosivo.
Tutto ok, posso salire sull’aereo dove c’è chi indossa volontariamente la mascherina. Come sembravano ancora lontani i giorni del lockdown, in quest’ultimo viaggio di quattro giorni prima della chiusura totale di quasi tutto il pianeta.
La pioggia e le nuvole: dal finestrino dell’aereo la sagoma delle barche che annunciano l’arrivo a Barcellona. Poi il cielo sembra schiarirsi un attimo: così, sorvolando il porto, dall’alto si intravedono la Sagrada Familia e il rettilineo de La Rambla. Al terminal di El Prat nessun controllo. Tra Plaça de Catalunya e Barceloneta ho trascorso tre serate, su e giù a gustarmi la baldoria fin dentro i vicoli più nascosti del Barri Gótic. La zona del porto che pullula di giovani, il Mirador de Colom che guarda lontano, le due cabine della funivia che salgono e scendono collegando il porto alla collina di Montjuïc. Nel buio della notte, Montjuïc sembra più una montagna oscura dove strane creature nascoste ci attendono per morderci. Ma finora l’unico che tentava di “mossegar”, anche alla luce del sole, era questo nemico invisibile che stava spargendosi per il mondo.
Plaça Universitat: le sue vivaci gare di skateboard tra studenti fino a notte fonda, il rumore sordo di chi cade dallo skate tentando di saltare su una panchina, le imprecazioni di chi cade e le risate di chi gli offre una birra e alza il volume della musica per incoraggiarlo a ripartire, l’odore acre di canne appena fumate dagli habitué di quella piazza; e poi ancora la musica dal vivo nell’atrio della stazione della metropolitana, con le cover dei più grandi gruppi del passato.
Passeggiavo in quella bolgia d’allegria, che a dirlo oggi fa strano. E qualcuno canticchia pure strofe di scaramantico sfottò verso il nemico invisibile, per strada proprio sotto la stanza dell’albergo. Ebbene, presto non ci penserete mai più: torneranno i turisti sul selciato infinito de La Rambla illuminato a festa, si salterà di nuovo sugli skate e si mangerà dell’ottima paella. Alla faccia del nemico.
Simone Sperduto