venerdì , Novembre 22 2024

Raccontami unaa storia: Chestnut Ridge

CHESTNUT RIDGE

Paolo Pisi

 

La storia di Fabricio e Agata era inesistente per chiunque; ufficialmente erano sempre stati ognuno compagno e compagna di qualcun’altro, ma se mai è esistito un amore, avrebbe avuto i loro nomi e i loro cuori: erano anime che parlavano senza bisogno di parole e ogni momento era più bello se passato assieme, perché era esattamente come entrambi avrebbero sempre desiderato.

Si erano incontrati per caso, senza nemmeno cercarsi, ma ineluttabilmente erano finiti l’uno nelle braccia dell’altro, rubando e ottimizzando ogni attimo, poiché solo attimi erano concessi loro dalle rispettive routine.

Nei loro attimi c’era spazio anche per le carezze, i baci e le piccole cose che abitualmente non fanno parte dei ritmi degli incontri clandestini. Ma i loro erano incontri di anime e quando i loro corpi si univano facevano l’amore e non sesso.

Adesso erano lì, coricati a letto, a riposarsi dolcemente.

«Raccontami una storia, Fabricio».

Ad Agata piaceva ascoltare quella voce calda e intonata, solo lievemente nasale; restava sempre incantata a sentirlo parlare, meravigliandosi ogni volta di quante cose sapesse davvero o sapesse inventare. Certo, a volte era pedante e pignolo e si perdeva via nella narrazione, a volte ripetendo le cose, a volte indugiando in particolari inutili, a volte iniziando un racconto poi, smarrendo il filo o preso da un’altra ispirazione, ne infilava un altro e un terzo e ancora uno diverso, così da confonderle le idee e farla imbestialire.

«Ti racconterò la storia di Fiamma Libera, l’ultimo degli Haudenosaunee, il Popolo della Lunga Casa.»

«Mi chiamo Fiamma Libera, della grande tribù delle praterie orientali, dalla valle del Mohawk fino alle grandi cascate; scrivo poche parole su questa corteccia di abete, simbolo di fratellanza di tutte le tribù, come monito per coloro che usurperanno queste terre con le armi e con l’inganno, poi andrò a dissolvermi in cometa.

La nostra lega è ormai finita e ci combattiamo tra fratelli, divisi ad arte dagli invasori venuti dal mare che promettono prima agli uni poi agli altri: sono stati bravi, hanno distrutto l’abete della nostra bandiera e si prenderanno tutto. Che stupidi i nostri capi! Hanno creduto agli stranieri e hanno infranto la nostra Gayanashagowa, la «Grande Legge di Pace» che aveva messo sotto la stessa casa i Cayuga, i Mohawk, gli Oneida, gli Onondaga e i Seneca, poi anche i Tuscarora e ciò che rimaneva degli Erie e dei Rickahockens.

E adesso sono rimasto l’ultimo della mia gente, uccisa dai fucili e da malattie sconosciute. Non so perché io mi sono salvato. Forse perché io sono fiamma, sono fuoco vivo! Mi hanno dato questo nome perché governavo il fuoco, come mio padre e i miei avi. Per anni il mio compito è stato quello di custodire il grande fuoco centrale, da cui ogni famiglia prendeva la scintilla per il proprio focolare; ho resistito alle infezioni portate da fuori, sono sopravvissuto ai fucili e alle imboscate ed ora sono qui con il mio spirito ardente a dare testimonianza eterna della mia gente.

Salirò in quell’anfratto tra le acque che scendono e diventerò fuoco. Fuoco eterno.

Io, Fiamma Libera, diventerò Fiamma Eterna.

Brucerò senza spegnermi mai in mezzo alle acque, fino alla fine del tempo. Il mio spirito nutrirà senza fine questa fiamma inestinguibile, come fuoco di passione che non muore, come amore senza respiro, come vita senza morte.

Mille anni passeranno a Chestnut Ridge, mille anni con le acque a buttarsi in cascata e la mia fiamma che arderà fra di esse.

La guerra ha ucciso me, il mio popolo, la mia razza. Ha ucciso e ucciderà altri popoli, altre razze. Ma tutti quelli che passeranno di qui sapranno che il mio spirito, lo spirito di Fiamma Libera, l’ultimo Haudenosaunee, è qui, vivo, a testimoniare come monito eterno la follia degli uomini.»

Detto questo, Fiamma Libera si denudò; si immerse nelle acque del fiume e si diresse verso le spume alla fine della cascata; stette per un attimo immobile sotto l’ultimo salto come per purificarsi con la forza di quell’acqua, poi si arrampicò per le rocce attraverso quel torrente potente e periglioso; nel centro esatto della parete verticale trovò una piccola grotta dove si rannicchiò.

Si fece notte di colpo perché la luna si mise davanti al sole, in un’eclisse totale. E fu freddo, come d’inverno.

Fu notte senza più giorno.

In quell’istante Fiamma Libera si fece fuoco e illuminò come nuovo sole da dietro la cascata.

Fu giorno senza più notte.

Se passate oggi a Chestnut Ridge, vedrete la cascata e in mezzo alle acque una piccola fiamma che arde contro ogni legge senza spegnersi mai. Potete credere alla storia della sacca di gas, del metano fra le rocce che la alimenta, ma nessuna teoria potrà mai essere così convincente da dissipare ogni dubbio.

La ragione non potrà mai spiegare scientificamente il perché di quella eternal flame: resta solo la leggenda, la leggenda dello spirito di Fiamma Libera, l’ultimo Haudenosaunee.

Agata aveva la pelle d’oca e quando Fabricio rimase in silenzio disse: «Noi siamo fiamme libere, Fabricio. Armando e Julia ci spegneranno, ma non dobbiamo permetterglielo: solo noi possiamo alimentarci l’un l’altro e diventare vero fuoco, fuoco eterno; non so chi ti ha portato da me, ma adesso io ti amo come non ho mai amato mai nessuno e non posso più permettermi di lasciarti andare, altrimenti io mi spegnerò e tu ti spegnerai. Noi siamo diventati la stessa anima: ci siamo trovati fra sette miliardi di anime!».

Poi si rannicchiò su di lui, come una gatta, e si strofinò, cercando la pelle con la sua pelle. Chiuse gli occhi e si inebriò del suo profumo.

 

 

 

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