La nostra famiglia ci ha trasmesso un grandissimo amore per la storia e le Istituzioni della Repubblica di San Marino, quindi questa mattina 1 aprile 2008, che sei tu, mio cugino, ad assumere la suprema carica semestrale sammarinese mi tremano le gambe dall’emozione.
Venticinque anni fa trascorrevi le tue estati scorazzando per i campi della Serra di Faetano, vestito da cacciatore, sempre con te una retina da farfalle per catturare i “preti”, ora stai sfilando per le vie del centro storico, con accanto l’altro Capitano Reggente designato, i vostri passi sono accompagnati dalle note delle banda, a lato della strada la gente vi guarda.
Io non sono nel corteo con il resto della famiglia, io corro da un punto nevralgico del centro all’altro, mi voglio godere lo spettacolo, arrivata in Piazza Sant’Agata aspetto il tuo passaggio, l’orgoglio è tanto che mi devo trattenere per non comportarmi come la mamma di una di quelle miss qualcosa, che sfilano alle selezioni di Miss Italia, e di gridare:”E’ mio cugino. Non è bellissimo?”. Quando poi sento il vociare di due passanti che si chiedono la tua età, non riesco a trattenermi ed esclamo “Ha 14 mesi più di me”, proprio come quando al mare chiedevano alla nonna quanti anni avessimo di differenza noi due piccoli nanetti incivili e urlanti, la differenza era così esigua che lei la calcolava in mesi.
Ti guardo avanzare, indossi il completo nero, il tradizionale costume della Reggenza, in tessuto di seta e velluto, calzoncini corti allacciati sotto il ginocchio, sottanino a sbuffo, camicia, polsini e guanti bianchi, mantella ,basco bordato di ermellino, scarpine in tessuto con coccarda, calze lunghe nere, spadino, sei bellissimo.
Il corteo è partito da Palazzo Valloni, procederà fino a Palazzo Pubblico, poi in in Basilica, quindi ancora a Palazzo. Hai un’aria così tesa, non riesco a trattenere l’emozione…
Prendo il mio posto nella fila vicino ai miei e ai tuoi genitori poco prima di entrare in Pieve, penso che tanti anni fa al tuo posto, c’era il nonno Vincenzo, Capitano Reggente per ben 3 volte, lui e la nonna nelle domeniche di sole portavano noi due e tuo fratello, i nipoti grandi, a spasso, ci divertivamo tanto seduti nei sedili dietro della mitica Ford Granata.
Oggi sei lì tutto serio, tu che sei lo spasso delle riunioni di famiglia, quando si evocano gli episodi più divertenti si parla sempre di te…
Oggi quel bimbo è qui, sei già perfettamente calato nel tuo nuovo ruolo, nei prossimi mesi rappresenterai la Repubblica di san Marino nelle occasioni ufficiali, dentro e fuori confine, ti inviteranno alle inaugurazioni di mostre ed eventi, presiederai le riunioni del Consiglio, ti chiameranno Eccellenza.
Noi quando eri piccolo ti chiamavamo il Leone, per la veemenza con la quale eri solito arrabbiarti.
Certo questa cerimonia bellissima oggi mi sembra interminabile, troppe emozioni, ma non sarei mai potuta mancare, tu in tutte le occasioni importanti della mia vita ci sei stato, mi hai teso la mano il mio primo giorno alla scuola materna, hai appeso un fiocco rosa al tuo negozio quando è nata mia figlia, hai preso un’aereo dalla Sicilia il giorno in cui ho riposto per sempre in un cassetto gli occhiali di mio babbo perché non gli servivano più, per venirlo a salutare per l’ultima volta.
Dalla Pieve ci spostiamo a Palazzo, la cerimonia prevede orazione ufficiale, scambio dei collari dai Reggenti uscenti a quelli entranti, pronuncia del solenne giuramento, quando eri piccolo e volevi convincermi di qualcosa mettevi la mano sinistra sul cuore la destra alzata, oggi con la stessa mano ti vedo toccare emozionato il libro contenente la formula latina di giuramento e pronunciare :”lo giuro”, poi finalmente scendiamo a Palazzo Valloni, al suono di una marcia eseguita dalla Banda.
Il Comandante Superiore delle Milizie, accompagnato dall’Ufficiale di ordinanza e tutti gli altri Ufficiali invitati, autorità, familiari e cittadini rendono omaggio ai nuovi Capitani Reggenti, io mi metto in fila.
Mi sento un po’ intimidita, vedo persone sfilare davanti a te con grande deferenza, un fotografo immortala il tutto, alla tua destra il Maggiordomo.
Quando arriva il mio turno ti guardo e ritrovo nei tuoi occhi, il solito sguardo divertito e scanzonato.
Mi sembra di essermi già trovata in questa situazione, una trentina d’anni fa a un Carnevalone in Borgo, eri vestito da Capitan Harlok, stentavo a riconoscerti perché avevi un’occhio bendato, fatico a riconoscerti anche ora, incurante del protocollo mi getto tra le tue braccia, mi sussurri piano piano le stesse parole di tanti anni fa:”Chicca sono sempre io non ti preoccupare”.
Chiara Macina
15 maggio 2008