Se si cerca su Google la parola “dieta” in italiano escono oltre 93 milioni di risultati, e se dieta viene digitata in inglese, il risultato sale alla cifra di oltre 247 milioni. E infatti sono innumerevoli i siti e gli articoli che propongono soluzioni più o meno rapide, più o meno efficaci e più o meno sane, per perdere peso, rimettersi in forma oppure addirittura consentire di aumentare la propria longevità.
E in tutte le varie proposte non manca anche chi propone il digiuno, fatto in vari modi e tempi.
Ma dal giugno scorso un professore italiano sta rivoluzionando questi concetti ed è riuscito pure a unirli con successo, ma non solo per perdere peso, anzi l’obiettivo è un altro, quello di vivere meglio, aumentare la salute dell’organismo e anche le capacità cognitive. In poche parole, aumentare la longevità.
Si tratta di uno studio che in realtà “mima” il digiuno, scatenando quelli che sono gli effetti positivi della carenza di proteine per un tempo limitato. Una operazione da compiere anche solo per 5 giorni nell’arco di 3-6 mesi e capace di cambiarci la vita.
Il tutto si chiama “Dmd” e cioè “dieta mima-digiuno” e a dirigere gli studi su questo argomento è un professore italiano, Valter Longo, direttore del Longevity Institute della University of Soutern California di Los Angeles e direttore del Laboratorio di Longevità e Cancro all’Istituto IFOM di Milano.
E proprio secondo quanto sta emergendo dalla ricerca, come pubblicato ai primi di giugno sulla rivista Cell Metabolism, l’adozione di un regime calorico che “mima il digiuno” produce numerosi benefici all’organismo umano, fino a rallentarne l’invecchiamento e aumentarne la longevità.
In base agli studi si è visto per esempio che sui topi, la restrizione calorica protratta per quattro giorni due volte al mese produce, oltre alla riduzione del grasso viscerale e sottocutaneo, anche una maggior produzione di cellule staminali e del sangue. Secondo Longo “Il risultato è un complessivo ringiovanimento del sistema cellulare di ossa, muscoli, sistema immunitario ma anche del cervello” anche negli animali più anziani dove si è riscontrata “una notevole neurogenesi, accompagnata da migliori prestazioni cognitive”.
Ma c’è di più, grazie al regime calorico che mima il digiuno, si è registrata anche una riduzione di alcuni mediatori ormonali implicati nella proliferazione cellulare che quindi “riducono il rischio neoplastico” e sono anche considerati marcatori della longevità.
Oltre a lieviti e topi, lo studio è stato condotto anche su esseri umani: 19 partecipanti all’esperimento e 19 nel gruppo di controllo, che hanno sperimentato il “mima-digiuno” per cinque giorni consecutivi una volta al mese per 3 mesi”. Si è trattato di una dieta particolare, che era stata ideata specificatamente per mimare il digiuno e composta da proteine (11-14%), carboidrati (42-43%) e grassi (46%), per una riduzione calorica complessiva compresa tra il 34% e il 54% del normale. Rispetto ai soggetti di controllo, al termine dell’esperimento e comunque dopo aver ripreso la propria dieta normale, i partecipanti allo studio erano diminuiti di peso, avevano una minor quantità di grasso addominale e un livello inferiore di IGF-1 così come di glucosio ematico e proteina C-reattiva, biomarcatori legati alle malattie cardiovascolari, senza alcun conseguenza negativa su muscoli e ossa.
Lo studio è stato elaborato fin nei minimi dettagli e la scelta dei 4 giorni di digiuno è stata il frutto di quasi otto anni di discussioni con medici e colleghi per giungere a un compromesso che rispettasse tre elementi ugualmente importanti: l’efficacia, la sicurezza e l’aderenza dei soggetti al programma.
Stando a quanto affermato, il “programma simil-digiuno” era ed è facile da seguire perché non è una dieta e quindi non richiede sacrifici prolungati nel tempo. Secondo Longo il “digiuno” è “molto più potente di qualunque cocktail di farmaci, come dimostrano gli effetti sul sistema nervoso, endocrino e immunologico”, ma “nessuno dovrebbe improvvisare” soprattutto, se persone con diabete, chi soffre di anoressia, in fragili condizioni di salute e anziani per i quali tale dieta è assolutamente sconsigliata.
Agli studi di Longo si è interessata anche la FDA, l’ente federale americano che si occupa di autorizzare farmaci e alimenti e che sarebbe pronto ad approvare tale dieta come trattamento per la riduzione dei fattori di rischio di alcune malattie croniche.
Il consiglio che arriva dal ricercatore italiano è quello di iniziare a cambiare le abitudini alimentari e adottare sia diete che mimano il digiuno periodicamente con frequenza basata sul bisogno ma anche considerare 2 pasti al giorno. In entrambi i casi, non si tratta di mangiare meno, anzi si può forse mangiare qualcosa in più ma è una questione di cosa si mangia, quando e come.
Una buona pratica capace di allungare la vita.
Secondo gli esperti, eseguire tale dieta in modo meticoloso, sarebbe in grado di regalare 10 anni in più di vita alle persone.
Lo studio infatti ha riguardato uno schema alimentare specifico, che seguito periodicamente ridurrebbeil girovita e farebbe perdere peso oltre a ringiovanire il sistema immunitario, rallentare la perdita di densità minerale ossea e aumentare il numero di cellule progenitrici e staminali in vari organi, incluso il cervello, dove la dieta ha potenziato la rigenerazione neurale e migliorato apprendimento e memoria.
Insomma, basterebbe digiunare ogni 3-6 mesi non solo per perdere peso, ma anche per stare meglio in generale e aumentare la propria aspettativa di vita.
È lo stesso ideatore a mettere però in guardia rispetto all’adozione di forme radicali come il digiuno con sola acqua, o affrontare la “Dmd” senza consultare un medico e farsi seguire.