COMMEDIA: UN SCARTOZ AD BUSGJI (Un cartoccio di bugie) da “Bugie fuori corso” di Stefano Palmucci, Sala Polivalente di Serravalle 10 e 11 marzo prossimi
Trama
Una galleria di grotteschi e strampalati personaggi ruota attorno alla vita di Gilberto Treccani, perenne studente fuori corso e in crisi esistenziale: il coinquilino Davide, indolente e un po’ cialtrone, l’adorata ragazza Laura, due vecchi zii che lo mantengono, la feroce padrona di casa, l’amico Fabio e un’eccentrica professoressa. Nonostante il lungo viaggio di Gilberto in Australia, questi personaggi restano indissolubilmente legati tra loro da una miscela esplosiva di bugie, raggiri e imbrogli congegnata da uno di essi per approfittare illecitamente della provvida trasferta. La miscela crescerà in maniera esponenziale fino a diventare talmente deflagrante da travolgere, per primo, l’impudente approfittatore.
Una moderna commedia degli equivoci, in dialetto romagnolo, in stile Feydeau, dove le apparenze e i fraintendimenti di vicende e personaggi si intrecciano e moltiplicano tra loro, fino alla deflagrazione finale.
Compagnia: CDT La Rumagnola di Bagnacavallo diretta da Arturo Parmiani
Conosciamo meglio Stefano Palmucci:
Qualche anno fa ho avuto il piacere di intervistarti e definirti “penna al servizio della commedia”. Hai cominciato a scrivere le commedie portate in scena il 5 febbraio dal Piccolo teatro “Arnaldo Martelli”, come nasce la tua passione e predilezione per questo genere?
“Credo che ormai possa definirsi la mia collocazione più consona. Anzi, preferisco la definizione “commdiografo” a quella di drammaturgo, non ritenendolo assolutamente una diminutio. Anzi, la commedia, se è di spessore, nasce sempre da un dramma. Con il Piccolo Teatro Arnaldo Martelli ho sospeso i rapporti da un paio di anni. Ora mi diverto a chiamare gli amici di Bagnacavallo, che approntano sempre ottimi allestimenti. Il prossimo anno vorrei allestire una rassegna, invitando a San Marino tre o quattro Compagnie italiane che rappresentano i miei lavori”.
Prima di diventare un commediografo sei stato attore, qual è il valore aggiunto di entrambi i tipi di attività?
“E’ un po’ il calciatore che diventa allenatore. A volte succede che non sono soddisfatto di come una commedia è resa, e allora mi viene voglia di tornare ad infilarmi gli scarpini e andare a giocare. Non è detto che non succeda”.
Per tanti anni ha collaborato con il Piccolo Teatro Arnaldo Martelli scrivendo molti dei testi portati in scena, immagino che le commedie fossero scritte su misura per personaggi/attori che ormai conoscevi alla perfezione. Dal 2010 i tuoi lavori sono stati “esportati” nei teatri di tutta Italia. Cos’è cambiato nel tuomodo di scrivere?
“Credo poco, o forse addirittura niente. In fondo le più grandi commedie diventano universali quando raccontano l’essenza di un particolare. L’importante è raccontarlo bene. Pensiamo ad “Amarcord” di Fellini, una commedia zonale, quasi rionale, che è diventata mondiale perché ha saputo parlare a gente e generazioni di tutto il mondo”.
Le commedie scritte da te sono state messe in scena in moltissime città italiane, qualche tempo fa mi hai confidato che spesso i dialoghi nascono dentro di te proprio in vernacolo sammarinese, che effetto fa sentire i dialoghi in un dialetto diverso dal nostro?
“Devo dire che ultimamente succede anche l’inverso, come sono state ad esempio le ultime due esperienze con la Rumagnola di Bagnacavallo. Testi che nascono in italiano e secondo me non sono “dialettizzabili” e invece vengono tradotti con buona efficacia e hanno ottima resa”.
Veniamo alla commedia che sarà portata in scena tra pochi giorni…com’è nato il personaggio di Gilberto? Ti ha ispirato qualche amico? Un personaggio letterario…in genere attingi all’esperienza, ai ricordi o briglie sciolte alla fantasia?
“Il personaggio di Gilberto è ricalcato su un ex collega che era un campione di bugie, talmente spudorato da doverle sparare sempre più grosse per fare restare in piedi il castello di menzogne che aveva costruito. Di una simpatia unica, ma anche di gran talento bugiardo”.
Wikipedia ti definisce a buon titolo “uno dei più quotati autori viventi di teatro romagnolo”. Chi ti senti in dovere di ringraziare per questo? Chi ti ha ispirato maggiormente nel cammino che ti ha condotto ad abbracciare la commedia e l’attività di commediografo?
“Gassman diceva che il vero attore è una spugna. Il mio teatro l’ho imparato da tutti quelli che ho incontrato sul mio percorso e ne sapevano più di me. Farei un torto a qualcuno se facessi qualche nome, devo ringraziare tutti”.
Sei già al lavoro per scrivere un nuovo testo? C’è una storia in particolare che hai in animo di scrivere e portare in scena?
“Che domande!! Certo che c’è un nuovo testo in itinere, è sempre così! Finito un lavoro, se ne comincia un altro. Ho già termianto un altro inedito (dal titolo “La serva ad Zofoli”) che attualmente è in attesa del deposito SIAE. Poi si riparte!”.
Chi è Stefano Palmucci
Mi sono formato presso il Piccolo Teatro “Arnaldo Martelli”, la Filodrammatica della Repubblica di San Marino, sotto la direzione di Elda Bardelli.
Mi sono avvicinato alla scrittura dagli anni 2000, inizialmente per gli allestimenti in occasione della Festa nazionale del 5 febbraio, di fronte ai Capitani Reggenti e alle più alte cariche istituzionali dello Stato.
Dal 2010 ho cominciato ad esportare i miei lavori, dapprima in ambito regionale, poi un po’ in tutta Italia. A livello amatoriale, tradotto in italiano o nei vari dialetti, sono stato rappresentato da Livigno (SO) fino a Comiso (RG), passando per Genova, Firenze, Roma e molte altre città e provincie.
La mia prima commedia, “Il cuore sullo Stradone”, è stata proposta negli USA, a Detroit, per la comunità dei Sammarinesi del Michigan nel 2002. Nel dicembre 2014 la commedia “Che bel mestiere fare il giardiniere” è stata rappresentata presso l’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles. Dal 2015 sono rappresentato stabilmente nel Canton Ticino da parte di una compagnia amatoriale svizzera.
Vari allestimenti dei miei lavori hanno vinto numerosi premi. Da menzionare, tra gli altri, il Premio Autore alla Xa Rassegna “Fausto da Longiano” nel 2011 (con “Una figlia da maritare”), il I° classificato all’VIIIa edizione del Premio biennale per testi teatrali Città di Savignano, nel 2013 (con “Il direttore delle scuole”), il Premio Miglior Testo alla Rassegna “Un teatar par tott” di Fognano (RA) nel 2017 (con “Agenzia Matrimoniale”). “Apparenze“, già finalista al premio “In punta di penna” di Castiglione di Sotto (PI) nel 2013, ha vinto il Premio Letterario Nazionale Umberto Bozzini – Città di Lucera nel giugno 2016, 1° Classificato nella sezione Teatro. Il primo quadro di “Apparenze” è stato pubblicato sulla rivista teatrale on-line “Perlascena” e rappresentato dal Gruppo GNuT di Roma diretto da Tommaso Zaccheo, con il quale nel 2011 ha vinto la IIa Edizione del Concorso per corti teatrali “Diversamente stabili” presso il Teatro Abarico di Roma.Dal 2010 sono iscritto alla SIAE in posizione n. 201804. Il sito Wikipedia, sotto la voce “Lingua romagnola”, mi cita come uno dei più quotati autori viventi di teatro romagnolo.
E’ questa la quarta collaborazione tra Stefano Palmucci e “La Rumagnola” di Bagnacavallo. Le precedente produzione hanno collezionato numerosi premi (Premio Fasto da Longiano nel 2011, Premio Cavina di Bubano nel 2011 e nel 2017, oltre alle singole interpretazioni) e vasti consensi di pubblico.