Vicini da morire” : una minaccia che diventa realtà è l’eloquente titolo di un libro scritto da Pino Corrias, al centro un fatto di cronaca nera che ha riempito le pagine di tutti i giornali: la strage di Erba, un delitto feroce compiuto da due persone apparentemente normali, o almeno se si misura questa, su una scala di valori come l’avere una vita tranquilla, una casa ordinata e un tran tran rassicurante, che hanno ordito un piano che si è concretizzati nella fisica eliminazione di quattro persone tra cui un bambino di due anni, per poi andare tranquillamente a fare un po’ di shopping in un centro commerciale, il rito del sabato sera, per crearsi un’ alibi.
I motivi che li hanno spinti a tanto? Volume della musica troppo alta, gli schiamazzi di un bambino, rumori molesti ad ogni ora del giorno e della notte. Leggendo la notizia sui giornali, ascoltandola alla radio o dando una sbirciatina ai tg in molti hanno sentenziato “la normalità non c’è più la gente è impazzita” si tende sempre a voler correlare un gesto estremo ed efferato di questo genere a un’anomalia psichica di notevole entità, perizie hanno confermato la perfetta capacità d’intendere e volere di Olindo e Rosa,normalissimi, esasperati, vendicativi, individui che dopo aver battagliato per anni con i loro vicini a un certo punto hanno pensato che la sola soluzione possibile fosse la rimozione del loro motivo di fastidio.
Liti tra vicini: qualche numero
In Italia ogni quarto d’ora si consuma una lite tra vicini, senza spingersi a conseguenze così efferate, alzi la mano chi, magari vivendo all’interno di un condominio, dove gli spazi sono più ristretti, non ha avuto almeno una volta, spesso ogni santo giorno, qualche battibecco.
I motivi sono i più disparati: dall’odore di cucina nel pianerottolo, ai giochi troppo rumorosi dei bambini, passando per il cane che abbaia sino ad arrivare all’automobile posteggiata in uno spazio non autorizzato, motivi banalissimi che ci fanno sbadigliare dalla noia quando ci sono raccontati e arruffare il pelo come gatti quando li viviamo in prima persona.
La lite non conosce sesso, educazione, status e professione, davanti a piccole e grandi ingiustizie, come la porta del condominio che nonostante il cartello che lo imponga rimane socchiusa o il ronzio di un’aspirapolvere in un orario non autorizzato, si compie una metamorfosi anche nel soggetto più tranquillo che culmina nel regresso allo stato di un uomo primitivo che per difendersi non conosce altro mezzo che alzare il volume della voce, sbraitare e provare il desiderio di andare a vivere sulla luna.
Il più delle volte non è il buonsenso a prevalere: la fa da padrona una rabbia ancestrale e una scarsa tolleranza che innesta un meccanismo molto pericoloso, a quello che si avverte come un torto, un fastidio in grado di minare la propria qualità di vita, si risponde mettendo in atto una serie di piccole grandi vendette che altro effetto non producono se non quello di esacerbare gli animi, rendendo la convivenza veramente impossibile.
Eppure il diritto in materia è chiarissimo “il proprietario ha il diritto di godere delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico”.
Sante parole,vanificate nella realtà dei fatti dall’interpretazione di carattere utilitaristico che ognuno fa delle norme “il male di pancia lo sente chi lo ha”, siamo un popolo di arbitri, metereologi e interpreti interessati della legge, la norma ognuno la interpreta in modo funzionale alle sue esigenze, se il regolamento condominiale ammette l’ammissione di animali nel palazzo ma poi questi abbaiono festosi al rientro del padrone proprio mentre il bambino dell’inquilina del piano di sotto dorme, poco importa che ci sia una norma che riconosce il diritto dell’una a ospitare animali da affezione e il diritto dell’altra a godere di tranquillità in determinati orari, nella maggior parte dei casi l’epilogo più scontato è una lite furibonda che comincia con una richiesta amicale e culmina nell’elencazione dei propri diritti.
Il regolamento condominiale altro non è che un elencazione di principi, spesso dettati dal buonsenso, ma molto teorici e a volte contrastanti, una elencazione di comportamenti modello che si scontrano con le esigenze concrete, da tempo obbligatorio per legge in ogni condominio, approvato all’unanimità dai condomini nel corso della prima adunanza, spesso subito passivamente da quelli successivi, a volte è imposto dal costruttore stesso e poi accettato dai vari acquirenti le unità abitative, in ogni caso mai derogatorio di norme imperative che proteggono diritti ritenuti fondamentali come quello alla tranquillità e quieto vivere.