La più grande e diffusa causa di calo della produttività nel mondo è in realtà una cosa molto piccola e invisibile all’occhio nudo al contrario dei suoi effetti: il virus dell’influenza.
Secondo il Ministero della salute italiano, l’influenza infatti costituisce un “importante problema di sanità pubblica” non tanto però per la gravità della malattia stessa, che però non è da sottovalutare in certi casi e circostanze, quanto per il numero di casi che si verificano ogni anno, o meglio “ogni stagione” in quanto autunno e inverno sono i periodi maggiormente coinvolti dal fenomeno (e che differiscono ovviamente a seconda dell’emisfero in cui ci si trovi).
Causata da un virus – un organismo che resta sostanzialmente in attivo fino a quando non trova una cellula da infettare e dove al suo interno in genere inizia a replicarsi fino a farla esplodere per diffondersi poi ad altre cellule – l’influenza non è da sottovalutare, dato che in passato si sono avuti ceppi virali che invece di provocare solo febbre e brividi e un generale stato di malessere, hanno invece causato la morte di milioni di persone.
Le armi principali per difenderci dall’influenza sono rappresentate da una corretta igiene e stili di vita e dalle vaccinazioni.
Queste ultime, sono tra l’altro particolarmente indicate in tutti quei soggetti considerati a rischio, come gli anziani e i bambini, ma anche persone immunodepresse o chi soffre già di altre patologie gravi i cui effetti dell’influenza andrebbero ad aggravare ulteriormente in quadro clinico.
Va anche aggiunto che la vaccinazione, oltre a proteggere l’individuo che si vaccina, produce anche un effetto scudo quanto più è diffusa tra la popolazione di una comunità o luogo, riducendo le possibilità di contagio. Anche se, va precisato, l’alta contagiosità dell’influenza, e la capacità del virus di diffondersi anche per vie aeree, ecc… riescono a superare facilmente l’effetto scudo della vaccinazione a meno che non sia utilizzata dal 75% della popolazione, risultato bel lontano dalla copertura media che si raggiunge ogni anno.
Va ricordato che la vaccinazione, comincia a produrre effetti dopo 15-20 giorni o anche un mese dall’inoculazione, quindi si è ancora in tempo in questi giorni per correre ai ripari ed evitare di incorrere nel picco influenzale che si registra di solito tra gennaio e febbraio.
Una buona prassi quindi, che andrebbe applicata sempre e non solo in certi periodi dell’anno, è quella di una corretta igiene e protezione individuale, senza però trasformarla in una ossessione. Quando alcuni anni fa si era diffuso una sorta di panico mondiale per il virus H1N1 responsabile dell’influenza aviaria, o anche in altri casi, in bar, autogrill e anche nei supermercati, erano spuntati come funghi dopo una notte di pioggia, dispenser e flaconi di gel igienizzanti (amuchina e simili). Utili, certamente, ma non da utilizzare ogni minuto.
Certo è che una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie (cioè starnuti e goccioline di saliva mentre si parla) gioca di sicuro un ruolo importante nel limitare la diffusione dell’influenza.
A tal proposito va precisato tuttavia che una corretta igiene delle mani, per esempio dopo essere andati al bagno, soprattutto se si è utilizzati i servizi pubblici, prevede che ci lavi bene dorso e palmi e che per esempio, se si utilizza della carta per asciugarsi, con quella stessa carta – prima di gettarla nel cestino – si chiuda il rubinetto dell’acqua. Farlo con le mani dopo averle lavate e asciugate rende di fatto, in buona parte vana molta dell’igiene prodotta dal lavaggio delle mani.
Un’altra indicazione che andrebbe data è quella di aerare il locale dopo aver starnutito. Anche se può sembrare un po’ assurdo o eccessivo come consiglio, lo starnuto può essere considerato uno dei principali “untori” dell’influenza dato che è capace di espellere fino a 40mila micro-particelle di saliva anche a più di 160 chilometri d’aria e fino a 10 metri di distanza (per fare un paragone, un colpo di tosse “spara” fino a 3mila goccioline a circa 80 km/h). Secondo una ricerca americana del Virginia Tech e pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface, l’aerosol prodotto da uno starnuto può restare nell’aria di una stanza chiusa per molte ore o addirittura giorni.
Altro discorso invece, quello di ricorso ai farmaci antivirali, che va eseguito sempre e solo su prescrizione medica.
Data l’alta contagiosità e anche variabilità del virus, l’influenza costituisce un importante problema di Sanità Pubblica e le complicazioni producono molti ricoveri ospedalieri ed è in Italia, ma anche in tutti i paesi occidentali, la principale causa di assenza dal lavoro e da scuola. Inoltre, nella Penisola, è ancora oggi la terza causa di morte nell’ambito delle patologie infettive, preceduta solo da AIDS e tubercolosi.
Starnuti e sesso
Ma starnutire non sempre è sintomo di influenza, anzi a volte indica tutt’altro. Secondo infatti uno studio britannico realizzato nel 2008 dai ricercatori del John Radcliffe Hospital di Oxford e pubblicato sul “Journal of the Royal Society of Medicine”, in alcuni casi lo starnuto arriva, incontrollabile, quando si pensa al sesso. Non solo, c’è anche chi starnutisce dopo l’orgasmo. Secondo lo studio, l’ ”etciù” a luci rosse riguarda sia uomini sia donne, ed è probabilmente ereditario.
Lo starnuto è una risposta all’irritazione nasale e può derivare da molteplici fattori, come anche a una abbagliante luce solare (una persona su quattro reagirebbe così) e c’è anche chi starnutisce dopo un pasto. A questa lista inconsueta, si aggiunge ora anche quella dei pensieri sessuali che rifletterebbe “retaggi evoluzionistici nel sistema nervoso autonomo” (quello che regola il battito cardiaco per esempio). In pratica i segnali a questa parte del sistema nervoso possono in particolari casi incrociarsi, generando una sorta di cortocircuito che causerebbe lo starnuto, pensando al sesso. Ma non sarebbe solo questa la causa. Secondo un altro ricercatore, Andrew McCombe del Frimley Park Hospital, una spiegazione più fisiologica, sarebbe da attribuire alla presenza anche nel naso, di tessuti erettili. Quindi, coinvolti nell’eccitazione di un rapporto sessuale, potrebbero innescare lo starnuto.
La prossima volta, quindi, che sentiamo qualcuno starnutire, guardiamo bene, potrebbe essere la reazione alla freccia di Cupido…